Ancora una volta Marco Abbamondi ci sorprende con una “novità” e un inedito cambio di rotta nel suo percorso artistico. Senza alcun timore mette a frutto la sua poliedricità e la sua versatilità per le arti e si presenta a noi in una veste del tutto nuova: scenografo miniaturista nella realizzazione manuale, artista maturo nella concettualità di base delle sue nuove opere.
Microinstallazioni di cartapesta e oggetti in miniatura raccontano storie di vita vissuta, felicità e dolore, ansie e gioie. Abbamondi diviene un affabulatore e un cantastorie adoperando l’unico mezzo che conosce per raccontare e raccontarsi: l’arte di plasmare la materia con le sue mani. Personaggio silenzioso e riservato nella vita, non un grande comunicatore, riesce solo attraverso le sue opere e nel silenzio di esse ad esprimere con forza, veemenza e potenza tutte le sue riflessioni sulla natura, sull’uomo e sulla vita; tutta l’angoscia e la bellezza del vivere.
La lavorazione della materia che già si è vista con le opere scultoreo/pittoriche bi e tridimensionali come la serie Lands, la serie Bellesguard e Ex_stasi, viene ripercorsa e rinnovata nelle micro sculture di Fragility dove la cartapesta diventa il supporto rigido, la scenografia di base comune a tutte le opere  e sulla quale viene” fabbricata” la scena esistenziale. Una scena che è sempre uno spaccato di vita quotidiana con le passioni, le sofferenze e le gioie di ogni giorno; una quotidianità che diventa universalità attraverso la descrizione dei sentimenti, delle miserie e delle grandezze di ognuno. Nelle sue opere si alternano bellezza e distruzione, godimento e delirio come due facce della stessa medaglia. In un unico contesto, esattamente come nella vita,convivono  passione e morte.
Messaggio chiaramente socio-politico-filosofico il suo che si confronta con una quotidianità che non è locale, ma universale. Una riflessione composta, ma forte, forse cruda, ma profonda, sulla fragilità del nostro vivere e sulla fragilità della nostra felicità.
“Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”. ( Dante, Inferno V )
Non basta la consapevolezza direi “scontata” della difficoltà del nostro vivere, che tutti frettolosamente e superficialmente in qualche modo abbiamo, ma il vedersi dipanare, raccontare, esplicitare proprio quel concetto innanzi agli occhi, con la delicatezza insita nelle opere di miniatura, ma con la forza di un bulldozer in azione, lascia senza fiato.
“Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci.” ( Pascal )
 Abbamondi ci impone una riflessione, in un mondo che fugge in avanti e non vuole vedere o sentire, è una riflessione con la quale prima o poi ognuno di noi è costretto a fare i conti.
Le sculture sono là a ricordarci che tutto può accadere e perdersi in un attimo; che la felicità se esiste, è solamente effimera; che ogni realtà ha il suo risvolto; che la vita va vissuta in tutta la sua pienezza di positività e negatività.
L’ineluttabilità degli accadimenti è in se stessa l’ineluttabilità del vivere.
Fragilità significa vulnerabilità, e occorre che prendiamo coscienza non solo della nostra vulnerabilità, ma di quella delle cose e della vita.
“E’ comune defetto degli uomini, non fare conto, nella bonaccia, della tempesta”.  (Machiavelli )
L’artista si ispira a fatti di cronaca: l’innalzamento di un muro di divisione tra due popoli, la lapidazione ancora perseguita in tanti Paesi, o ad accadimenti di vita individuale; tocca temi come la guerra, l’amore, l’odio, la gelosia, la bellezza ……. in una universalità di linguaggio, strutturando
un collegamento ideale tra popoli diversi, culture differenti, e basando tutto sull’universalità dei sentimenti che, se non ce ne siamo mai accorti, sono uguali dovunque per qualsiasi essere umano.
“L’uomo ha bisogno di quello che ha in sé di peggiore per raggiungere ciò che di migliore esiste in lui” (P. Coelho ).
Il messaggio allora diviene ecumenico: l’universalità dei sentimenti accomuna i popoli e rende irrimediabilmente inutili le lotte tra loro perché gli uomini sono tutti “drammaticamente” e ineluttabilmente UGUALI.
Se un uomo è gentile con uno straniero, mostra d’essere cittadino del mondo, e il cuor suo non è un’isola, staccata dalle altre, ma un continente che le riunisce. ( Bacone Francesco )
Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima. ( Einstein )
Non si piange sulla propria storia, si cambia rotta. (Spinoza )
L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé. (D. Bonhoeffer)
La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti.  (Kierkegaard )