Orizzonti

 

 

di Cynthia Penna

 

 

La linea orizzontale con la quale si declina tutta la ricerca artistica di Williamson a anche tutta la sua poetica, è rappresentativa di una serie enorme di tematiche.

Prima di tutto va detto che l’ispirazione di Williamson è assolutamente personale e originale, nonostante altri artisti in precedenza si siano cimentati con una ricerca stilistica centrata sulla linea orizzontale: una fra tutti, che mi sovviene nell’immediatezza, è la grande artista, anch’essa americana, Max Cole che conduce da più di 40 anni la sua ricerca sulla linea orizzontale intervallata da asticelle verticali che la fratturano e nel contempo le conferiscono continuità.
Ma va sottolineato che l’unico elemento che accomuna i due artisti è la connessione della linea al loro vissuto infantile e giovanile nelle rispettive terre di origine: il Kansas per Max Cole, l’Alabama per Williamson.
Entrambi riferiscono il ricordo delle immense distese delle pianure americane che sembravano non avere mai fine e travalicare la linea dell’orizzonte; un orizzonte infinito e in continua espansione tanto da dare il senso del nulla e di conseguenza la sua vertigine.
Altro non vi è tra i due; piuttosto le divergenze stilistiche di un universo pittorico monocromo e piatto senza alcun cedimento al lirismo della Cole, laddove è la sola linea a farla da padrone i una ripetizione azzarderei “maniacale” della stessa, con la totale assenza dell’elemento luce/movimento, ma con un’anima e una interiorità che riesce a sprigionarsi nella sua potenza dal mero tratto vergato sul canovaccio.
Tutt’altro discorso è quello che Williamson introduce ed esteriorizza nelle sue tele: ricerca della luce, ricerca di un movimento che non rimane costretto all’interno di un geometrismo fine a sé stesso, ma che contiene in sé forti accenti di puro lirismo.
Un lirismo strettamente connesso e determinato dal colore che si stempera sulla tela in un monocromatismo interrotto da fendenti di luce a volte delicata, appena accennata, altre volte potente e violenta quasi a identificare una vera e propria esperienza di vita declinata attraverso il colore. Colore e luce non costituiscono più soltanto mera ricerca pittorica, ma diventano vera e propria esperienza di vita ed esperienza di comunicazione col mondo.
Le linee che si susseguono orizzontalmente sulla tela non sono semplice ripetizione di un tratto segnico, bensì sembrano mosse da una energia interiore che la fa assomigliare a sinapsi cerebrali o ad onde magnetiche o a scariche elettriche. Ma l’elettricità, si sa, non è altro che pura Energia: il sostrato che determina e muove tutto l’universo.
Queste linee sembrano pertanto travalicare lo spazio finito della tela per espandersi e proiettarsi verso un infinito indeterminato: una espansione verso l’esterno che sembra continuare sui muri della stanza e poi ancora fuori nella città, nel mondo, nello spazio. Ad invadere l’intero universo.
Un universo che dall’intimo dell’artista si allarga fino ad abbracciare tutta l’umanità.
Un messaggio che dal personale dell’artista e del singolo spettatore si fa universale in un comune sentire ed emozionarsi.
Ed è proprio sulle emozioni che gioca la pittura di Williamson: emozioni personali ed intime determinate da un qualsiasi evento che lo colpisce e trasmette, riversate sulla tela, con l’intento di provocarne altrettante in chi guarda le sue opere.
Williamson dipinge sotto la spinta emotiva di un qualsiasi accadimento esterno o interno a sé: emozioni interiorizzate e poi esternate nuovamente attraverso l’unico mezzo di cui sia capace: la pittura, fatta di linee purissime, spogliate da qualsiasi accento figurativo e di puro colore sapientemente manipolato nelle sfumature sottilissime che rimandano alle sottili sfumature della sua sensibilità e del suo sentire.
E in ciò egli cerca il mondo della comunicazione con gli altri, un messaggio visivo, una ricerca di scambio di emozioni sentimenti e sensibilità che lo conducano ad un rapporto autentico con gli altri, scevro di qualsiasi superfetazione e qualsiasi confine.
Un messaggio socio/politico anche quello che Willamson vuole introdurre, basato su sentimenti di pace e di rispetto reciproco tra gli uomini, perché sul piano della sensibilità, delle emozioni, del sentire dell’animo umano non vi sono differenze di sesso, di razza o di appartenenza, ma si è tutti accomunati dall’appartenenza ad un universo in gran parte sconosciuto e tanto più immenso di noi.