Sette anni d’arte tra Napoli e l’America

 

 

di Tiziana Tricarico da IL MATTINO del 29 Novembre 2013 ART1307 Mostre 7 magnifici anni Sette anni d’arte tra Napoli e l’America

 

 

Mega-mostra per l’associazione Art1307: dagli autori storicizzati agli emergenti

Sette sono i colori dell’arcobaleno, i cieli dell’antichità, le meraviglie del mondo, le virtù. E pure i peccati capitali. Il 7 ha grande valenza simbolica: è un numero magico per la cabala ed anche per ART1307, l’istituzione culturale che quest’anno celebra appunto le sue prime sette stagioni di attività. E lo fa con una bellissima mostra, “7 magnifici anni”, curata da Cynthia Penna, che s’inaugura stasera alle 18.30 a Villa di Donato (piazza Sant’Eframo Vecchio). In esposizione fino al 6 aprile le opere di una quarantina di artisti – famosi e storicizzati, affermati o emergenti – che in questi anni hanno partecipato alla crescita di ART1307 con mostre personali, collettive, installazioni, videoproiezioni, conferenze, non soltanto nei suggestivi spazi napoletani ma anche in altre 17 locations sparse per il mondo – comprese le sedi di alcune tra le più prestigiose rassegne d’arte contemporanea – ricordate in un banner ad hoc.

Ricerca di nuovi materiali, promozione di talenti emergenti, scambi culturali, collaborazioni con istituzioni pubbliche e private di diversi Paesi, residenze d’artista, caratterizzano l’attività dell’associazione creata da Cynthia Penna. E la mostra di Villa di Donato ne offre un riassunto significante, proponendo anche le opere di artisti che proprio da questo evento cominciano il loro percorso con ART1307. L’unico criterio possibile per organizzare i tanti lavori raccolti, come evidenziato dalla curatrice, non poteva che essere quello della suddivisione per materiali (alcuni artisti sono quindi presenti in più sezioni), che con la loro estrema varietà e la loro capacità di “generare veri e propri movimenti” rappresentano una delle caratteristiche proprie dell’arte contemporanea. Si comincia con la carta (acrilici e tempere) che accoglie le rifrazioni di luce imprigionate da Ned Evans, la suggestione di Peter Lodato ispirata dall’occhio del Pantheon ed i paesaggi visionari di Yasunari Nakagomi (il prossimo aprile sarà in residenza a Napoli), che nella preparazione del supporto utilizza la tecnica tutta giapponese dell’oro o dell’argento. Nella sezione dedicata alla stoffa il milanese Dado Schapira con fili intrecciati ricostruisce le parole di libri imprigionati; Maria Grazia Zanmarchi stropiccia stoffa impregnata di gesso intorno alla cornice in una singolare inversione di ruoli mentre con fili di seta colorati la tedesca Nike Schroeder crea giochi di luce accanto a ritratti ricamati essenziali nella loro inquietante bellezza. Nella sala successiva – accomunati da una particolare figurazione – coabitano i paesaggi siderali di Ttozoi realizzati con le muffe, i luoghi urbani costruiti da Nicola Torcoli riassemblando fettucce di tela dipinte e le nature morte di Fujo Nishida, assolutamente moderne grazie ad elementi di rottura con la tradizione e ad un iperrealismo ammorbidito da una sensibilità tutta orientale. La sezione fotografica propone invece le luci metropolitane di Stefano Ciannella e le messe in scena dello statunitense Carlo Marcucci, autore anche delle sculture dei suoi allestimenti. Gocce di resina trasparente che riflettono e proiettano ombre caratterizzano i lavori di Max Coppeta, protagonista dello spazio dedicato al vetro. La luce ha un ruolo preponderante anche nella sala riservata a resine, plexiglass e plastiche: qui le sensuali sculture murarie di Eric Johnson seducono lo spettatore con le loro forme stravaganti accanto ai paesaggi di luce di Lisa Bartleson ed agli eleganti monocromi di Amedeo Sanzone, impreziositi da cristalli Swarovski. Alluminio e ferro sono la materia scelta, rispettivamente, dal tedesco Nicholas Bodde, esponente del neocostruttivismo geometrico, e da Marco Abbamondi per i suoi “lands”, mentre con cemento e vetro Laddie John Dill crea terre vulcaniche. Un’ultima sezione raccoglie lavori con pigmenti, acrilici ed oli su tela accomunati dall’astrazione: qui, insieme alle opere di Andy Moses e Lita Albuquerque, ci sono l’orizzonte scarlatto dipinto da Todd Williamson durante la sua residenza partenopea e l’affascinante groviglio sinuoso di gechi realizzato dalla norvegese Jorunn Monrad utilizzando caseina e pigmento puro. Completano il percorso espositivo le sculture di Alex Pinna, Gloria Pastore e Peter Lodato.