Fil Rouge

 

 

di Tiziana Tricarico

 

 

Un omaggio alla femminilità intelligente. Donne guerriere ammantate di dolcezza, consapevoli di sé e della propria esistenza. Affascinanti e sensuali, ma assolutamente non in vendita. Le accomuna una sicurezza che solo di rado sfocia in un pizzico di sfrontatezza, mai volgare. S’intitola “Fil Rouge” la prima personale napoletana di Antonella Masetti Lucarella che s’inaugura venerdì alle 18 a Villa di Donato, in piazza S. Eframo Vecchio. La mostra, curata da Cynthia Penna Simonelli, propone fino al 20 marzo una trentina di dipinti dell’artista tarantina di nascita ma milanese d’adozione.
Camminare tra pensieri e parole. Questa la sensazione che provoca l’istallazione che apre il percorso espositivo, composta da cascate di fili rossi e pannelli – “billboards” – che raccolgono i pensieri di Vincenzo Cardarelli (amore e tempo), Emily Dikinson (solitudine), Jean Baudrillard (seduzione), Joe Bousquet (silenzio) ed Antonio Porta (specchiarsi nell’altro). La prima sala è dedicata alle ragazze giovani: Masetti Lucarella le racconta a mano libera, senza utilizzare modelle o immagini fotografiche. Sono fanciulle inventate, il cui aspetto è il risultato di un accurato lavoro di introspezione psicologica unito ad una sapiente gestione dei tagli prospettici e della luce. Gli sguardi di queste giovani donne sono quasi “di sufficienza”: non cercano di ammaliare subito lo spettatore ottenendo l’effetto di coinvolgerlo con maggiore intensità. Una seduzione sottile, quasi al contrario – del genere “ti affascino ignorandoti” – che scaturisce da espressioni del volto che non sono mai banali. E quando sono in compagnia queste fanciulle sembrano costruire un cerchio chiuso fatto di complicità e consapevolezza di esperienze vissute.
Nella sala successiva spicca per la sua carica sensuale “La violoncellista” – lavoro nel quale sono evidenti i richiami alla tradizione pittorica rinascimentale italiana – dove il palcoscenico dell’opera è lasciato allo strumento, avviluppato dalla fisicità della musicista. Ma la seduzione è racchiusa anche nel gesto estremamente femminile di annodarsi i capelli piuttosto che nel morbido scivolare di una spallina: di contro lo sguardo impudico di una donna per una volta sfrontata. In altri lavori l’artista assembla frasi – ecco che tornano le parole – con i particolari di volti, corpi, alberi, strumenti musicali ed altri elementi della sua ricerca. A Napoli però Masetti Lucarella presenta – evento insolito – anche le sue opere astratte, lavori informali e fortemente materici, intrisi di passionalità. In un allestimento studiato queste ultime vengono messe a confronto – nella terza sala – con quelle figurative. La fanciulla protagonista del quadro “osserva” il suo complementare astratto: a legarle un sottile quanto prepotente filo rosso che dimostra la contiguità emozionale tra le due anime dell’artista. Giochi di contrapposizioni nella sala grande, dominata dai ritratti di due donne pressoché a figura intera: l’una in abito nero, semplice ed essenziale, circondata da una vasta campitura rossa che decontestualizza; l’altra in abito rosso, romantico e vivace, che risalta sul nero di uno sfondo che ha la medesima caratteristica del suo alter ego. Proprio il rosso dell’artista merita un’attenzione supplementare: ricco, profondo, meraviglioso, rappresenta calore e vitalità allo stato puro, contrapposti all’incarnato pallido e freddo delle figure femminili, quasi sempre bionde (l’eccezione, nell’ultima sala, è rappresentata da una ragazza dai lunghi capelli neri, assolutamente moderna). La figurazione colta e sofisticata di Masetti Lucarella sfocia decisamente nel metafisico quando due mani giocano con una piccola sfera rossa. Bellissima infine l’opera che chiude il percorso e che sintetizza lo spirito della mostra: una mano maschile ed una femminile legate da un filo di lana rossa.