Elementi tecnici e artistici della ricerca di Max Coppeta in relazione ai movimenti artistici sviluppatisi alla metà del ‘900.

 

 

di Cynthia Penna

 

 

L’opera di Max Coppeta si innesta nel panorama internazionale dell’arte contemporanea in maniera precisa, con caratteristiche specifiche e puntuali.

Coppeta si pone sulla linea di congiunzione tra due movimenti nati e sviluppatisi a metà del ‘900: l’arte cinetica da un lato e Light and Space dall’altro. Forse Coppeta può considerarsi come il punto di congiunzione tra i due movimenti e con quest’opera Flow presentata nella sala Alessandro della Reggia di Caserta ce ne offre una lampante testimonianza.

 

L’arte cinetica nasce e si sviluppa a metà del ‘900 massimamente in Sud America intorno all’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires.

Nel 1958 alcuni artisti del gruppo argentino come Le Parc, Garcia Rossi, Sobrino, Vardanega, Cruz-Diez, migrano a Parigi dove vengono in contatto con artisti francesi quali Stein, Yvaral e Morellet che in quel momento si dedicavano ad analogo campo di sperimentazione e si raccolgono tutti attorno alla carismatica figura della gallerista Denise Renè che li supporta in ogni senso e soprattutto nella loro ricerca.

Alcuni di loro fondano il movimento del GRAV: Groupe de Réchérche d’Art Visuel focalizzandosi su esperimenti di luce e movimento attraverso la creazione di light box o di macchine attivate elettricamente, contenenti per lo più pezzi di alluminio o plastica opportunamente allineati in modo tale che, con l’attivazione elettrica del movimento, questo andasse ad interferire e dialogare con fasci di luce pulsata, in modo da modificare la visione e la percezione dell’oggetto originario. Le sperimentazioni proseguono anche in campo bidimensionale attraverso l’inserimento del colore in ambito pittorico che va a modificare e/o accentuare la qualità della percezione visiva del manufatto.

Mentre l’arte cinetica si esprime anche e soprattutto attraverso il movimento, Light and Space si attesta sul rapporto dello spazio e dell’interferenza di questo con la luce.

Light and Space nasce e si sviluppa in California attorno agli stessi anni con le primissime sperimentazioni di artisti come James Turrel, Robert Irwin, Larry Bell, Laddie John Dill, che si misurano con materiali eterogenei come i metacrilati, plastiche di vario genere, vetri, allumini e altri materiali usati nella vita corrente per tutte altre finalità. La luce penetra l’oggetto e da questo, sfruttando le caratteristiche morfologiche specifiche dei materiali da cui essi sono composti, viene riflessa verso lo spettatore o irradiata nell’ambiente circostante con iridescenze tali da invadere di nuova colorazione tutto il contesto e modificare così la percezione stessa del colore nello spazio circostante.

Con l’opera Flow Max Coppeta si pone sulla linea di demarcazione tra i due movimenti artistici o piuttosto si pone come l’anello di congiunzione dei due percorsi di ricerca: vari elementi dell’opera ci conducono a tale affermazione: il vetro viene adoperato come materiale di base per ottenere l’effetto di riflessione della luce; l’allineamento delle gocce di materiale sintetico risulta perfetto nella posizione statica dell’opera di modo che, in assenza di movimento, permette di percepire la luce di una fonte esterna che penetra tutta l’opera e giunge direttamente all’occhio attraverso la trasparenza delle gocce stesse. Gli elementi della sperimentazione di Light and Space appaiono quindi tutti presenti nell’opera.

Durante l’attivazione del movimento basculante e quindi inserendo nell’opera l’elemento cinetico, questa si trasforma totalmente e con essa la percezione visiva della luce che si modifica rispetto alla posizione statica dell’opera. I riflessi della luce, l’assorbimento di essa, e la mancanza di allineamento delle gocce di materiale sintetico provocano una distorsione della percezione visiva, un senso di straniamento quasi ipnotico che rientra negli elementi di ricerca sia dell’arte cinetica che di Light and Space.