Il SIlenzio dell’Assoluto

 

 

di Cynthia Penna SImonelli

La poetica della produzione artistica di Walter Puppo si incentra tutta sulla tematica del silenzio.
Il silenzio come messaggio, come linguaggio, come parola.
Un non dire che equivale a migliaia di discorsi perche’ e’ un silenzio carico di significati e significanti.
Un silenzio che non e’ solo acustico, ma visivo, come richiamo all’essenzialita’, alla forma pura ridotta al suo essenziale. Un ritorno al simbolismo arcaico di figure infantili o ai graffiti preistorici o a quello che di essi rimane sui muri delle caverne cui sono stati affidati.
Un silenzio che e’ quello dello spazio, del cosmo, luoghi dove le sue entita’ vagano solitarie, accorpandosi talvolta, ma soltanto raramente, in una unione metafisica, a testimoniare che la solitudine dell’essere puo’ essere talvolta interrotta o sospesa, ma mai totalmente superata.
Un silenzio che si esprime graficamente nel segno puro e netto della grafite che incide e quasi scava solchi sulla tela: ma i solchi non vogliono e non servono a scalfire o a ferire la tela perche’ contengono in se’ levita’ interiore e delicatezza di approccio.
Questo “segno”, nella sua ostinata e ripetuta circolarita’, evoca e rimanda alla tematica del “tutto” come luogo di inizio e fine di ogni essere e di ogni elemento vitale.
Da qui la creazione di queste “cellule”, segni primordiali, monadi leibniziane , embrioni vitali, isole di creazione e di creativita’.
Il ripiegarsi e il chiudersi in se stesse di queste forme nella loro circolarita’, conferisce qui e subito l’immagine di un tutto impenetrabile e inafferrabile; sempre e comunque di un organismo “uno”, illimitatamente autoriproduttivo e autarchico.
Queste forme embrioniche sono particelle o entita’ di quello che e’ stato, di quello che e’ e di quello che sara’; oggetti fluttuanti nello spazio cosmico in cerca del tutto o del niente assoluto; microcosmi essi stessi contenenti in se’ storia passata e storia futura, quasi a simboleggiare l’infinito flusso della vita, l’origine del mondo e il suo divenire.
E’ tutta una celebrazione dell’identita’ biologica umana e un’allegoria del ciclo della vita.
Ma la poetica di Walter Puppo e’ da ricercarsi soprattutto nel sapiente e delicatissimo senso del colore; un colore mai aggressivo, mai ostentato, mai violento; le sue “cellule” non hanno bisogno di mostrarsi e mostrare la loro potenza: contengono in se’la vita e la morte, il tutto e il niente, ma volutamente non lo danno a vedere, non lo mostrano perche’ non ne hanno bisogno.
Una colorazione delicata e quasi evanescente come evanescente e’ il mistero che reca in se’ la figura: il suo segno dapprima quasi impercettibile, entra in punta di piedi e viene percepito dagli occhi e dalla mente con una sorta di delicatezza, per poi penetrare nell’immaginario e nell’animo di chi guarda con la forza di un macigno.
Le sue cellule hanno una potenza interiore che nessun contrasto violento di segno e colore puo’ in alcun modo accentuare.
Le sue velature nei colori pastello lasciano intravedere piu’ che vedere e se si viene colpiti da qualcosa nella visione delle sue opere, e’ proprio da questo senso di forza e di potenza che si sprigiona irrimediabilmente da un qualcosa di lieve e di evanescente.
E’ la vera forza quella che ci mostra Walter Puppo nelle sue opere; la forza del pensiero interiore: un pensiero libero di vagare all’infinito senza tregua e senza costrizioni: il potere della ragione, il potere del sentimento, il potere della conoscenza e della sensibilita’ che fa andare al di la’ delle apparenze e fa veder l’invisibile e fa capire l’incomprensibile. Un potere che si esprime senza violenza e senza inganno: un potere che e’ alla base della vita ed e’ l’essenza stessa dell’umanita’.
Le opere di Walter Puppo saranno in mostra presso il Palazzo del Comune di Teglio (SO) da