Residenza d’artista a Napoli di Kelly Berg

Una felice relazione quella di Kelly Berg con Napoli: una di quelle affinità elettive che nascono da e per istinto o per emozione.

Ed anche una intesa, una comprensione degli accadimenti e dello spirito che va ben al di là di una momentanea infatuazione entusiatica per il nuovo e l’insolito.

La resa, il risultato pittorico di questa relazione lascia davvero attoniti: l’artista ha colto il mondo di sopra e il mondo di sotto della Napoli da cartolina, espungendone l’elemento iconografico e soffermandosi su quella esplosione di energia che permea la città in tutte le sue manifestazioni.

La Berg, al termine della sua residenza di artista a Napoli presso l’Istituzione ART1307, ha scritto o riscritto nuovamente una pagina di quel viaggio in Italia che tanti artisti prima di lei hanno affrontato nei secoli ed ha ripercorso quei tracciati già battuti da tanti,  riscrivendo una pagina del tutto personale del suo viaggio.

Il vulcano che domina la città,  nell’opera di Berg, è stato ridimensionato in termini di proporzioni formali e scenografiche, quasi a voler indirizzare lo sguardo piuttosto al contesto globale che alla montagna in sé. Quel che interessa Berg e su cui ella focalizza maggiormente la sua attenzione non è la proporzione o la forma della montagna, ma piuttosto l’energia, il senso di potenza che essa sprigiona. Non è quel che si vede fisicamente e realmente della natura e del vulcano, ma quello che non si palesa allo sguardo, quello che resta nascosto e sconosciuto eppure emana da esso. Metafora di una energia che non si cattura e non si misura con sensori e sismografi, ma si coglie, si percepisce se si attenzionano lo  sguardo e l’udito e tutti i sensi insieme.

Energia non fisica ma intellettuale, spirituale.

 L’energia emanata verso l’esterno non è forse altro che una energia interiore delle capacità umane di estrinsecarsi nei modi più differenti? E sotto il vulcano , nelle sue viscere, al suo interno, qual è il mondo interiore, non certo fisico e/o geologico, ma il suo mondo ideale, la sua potenza energetica? L’energia è piuttosto metafora e concetto; in senso religioso/cristiano potrebbe essere Dio, ma non è questo il tema della ricerca di Berg.

L’artista coglie l’aspetto figurativo realistico della montagna come pretesto, come simbolo; una simbologia che vuole significare altro. Una ricerca delle forze estreme ed esterne che determinano gli accadimenti, la vita, gli sconvolgimenti dell’universo.

Ma non è ricerca di scienza: è ricerca di pensiero, di ideale, di spirito.

E quell’uovo posto a guardia degli Inferi e quasi simbolicamente “ covato” all’interno degli Inferi, non è forse il senso della vita che nessuno può conoscere e penetrare; il grande mistero irrisolto dell’universo.

La montagna, il vulcano, è metafora di un tutto irraggiungibile e irrisolto. Percepibile solo attraverso lo spirito. Ed è di spiritualità che la Berg vuole parlare, su cui incentra la sua ricerca nelle viscere della terra.

E da queste viscere si fa trasportare verso sentieri dello spirito come nella migliore simbologia del Rinascimento italiano.

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