MANA a Napoli, il Mare incontra l’Oceano

 

 

di Cosimo Di Giacomo da sito Eroica Fenice

 

 

The Artist of the film MANA è una collettiva che riesce a dare un senso alla forza smisurata della natura, considerando le numerose possibilità che contribuiscono a dare l’idea di mare e, continuando a citare Leonardo Guzzo ed il suo “Radici del mare”, la mostra riesce ad esprimere il senso di meraviglia dell’uomo raccontando, con le opere esposte, della grandezza, nonché, del profondo legame con il bisogno fisico dell’acqua, in questo caso, esigenza degli artisti, in particolar modo dei surfisti.

“Sempre il mare, uomo libero, amerai!” disse Baudelaire ne “L’uomo e il mare”.
“Perché il mare è il tuo specchio; tu contempli nell’infinito svolgersi dell’onda l’anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro”.

Osservando le opere, che saranno esposte grazie al gemellaggio tra il Museo MOHA di Lancaster e l’Associazione culturale Art. 1307, in Villa Di Donato in piazza San Eframo Vecchio a Napoli fino al 10 giugno 2015, si riesce a toccare con lo sguardo la volontà degli artisti di MANA di raggiungere quelle onde, quello che le circonda e che li fa, oltre che artisti, anche e soprattutto artisti-surfisti.

La luce dei tramonti e delle albe appartenenti all’Oceano sono state portate a MANA da Evans e Brindle, che con le loro opere ci danno la possibilità di capire quanto la vita di un surfista è quella di un uomo che vive il Pacifico.

È possibile vedere il moto ondoso decostruito e reso archetipo, da Weinstein e da Johnson che con le loro resine restituiscono vita al senso d’impotenza che tanto il mare ci infonde. Alle pareti della Villa sono inoltre presenti le “esplosioni” di Couwemberg, che con le sue astrazioni geometriche, racconta, anche grazie all’uso di diversi livelli e sovrapposizioni, il suo rapporto con il tubo dell’onda che riporta la mente ad un vero e proprio head surfing, uno scossone che risveglia i sensi, dal torpore della vita routinaria che sicuramente non appartiene agli artisti di MANA.

Il senso di memoria è portato poi in mostra da Barker, che lo vede attore della cultura di un’America californiana, accesa da colori saturi e che ci legano al passato citando il presente. L’autodidatta Brough porta per MANA le sue opere legate forse alla commistione tra cultura surfer e skater, con colori e forme propri della logica fumettistica. Dalla progettazione e realizzazione di opere d’arte, a complesse forme architettoniche, Fuchs, dimostra con le sue 3d printing come l’arte sia anche realizzazione e gestione di sistemi di progettazione digitali.

Dalle foto di Pagliaro che esplicitamente restituiscono il legame tra i surfisti di Mana e l’Oceano, nella mostra ci possiamo imbattere anche nelle opere di Llyod che afferma: “For me ther’s a direct correlation between making art and being in the ocean – Per me c’è un diretto legame tra il fare arte e vivere il mare”.

MANA, è una collettiva che non manca di sorprendere chi ha la possibilità di attraversare le sale espositive. MANA che è dapprima un film documentario sul legame tra gli artisti ed il loro animo da surfista, ci fa percepire la volontà di raccontare una storia, quella eterna, tra uomo e mare.