Luisa Russo

Luisa Russo

Biografia

Luisa Russo è nata a Napoli nel 1976 e qui vive e lavora. Si diploma prima all’Istituto d’Arte, poi all’Istituto Superiore di Design di Napoli, da subito comincia l’attività di graphic designer. Il passaggio all’arte avviene un decennio dopo. Fin dagli albori della sua ricerca, si è interessata alle dinamiche costruttiviste, nel tentativo di esplorare nuove possibilità creative, sia negli aspetti formali che in quelli tecnici, operativi, speculativi, di materiale e di contenuto, in cui il legame tra “arte e tecnologia”, o “arte e scienza”, è sempre un rapporto difficile da decifrare. Pur cercando di portare avanti una ricerca che non sia solo una sorta di gioco ottico-visivo, dove le dinamiche della costruzione dell’opera suscitano una razionale partecipazione emotiva dello spettatore, l’opera è “forma” che si fa “struttura” – “contenuto e contenitore”: il loro funzionamento conduce a un processo di trasformazione che non porta necessariamente al “diverso”, ma alle mutazioni dell’opera in relazione alla percezione di essa, anche oltre il suo spazio, lo spazio che occupa e lo spazio che rimane fuori dalla portata della percezione dello stesso spettatore.

ESPOSIZIONI

ESPOSIZIONI

 

2022

  • EXPOSITIE 78 – GEOMETRISCHE PROCESSEN – GALERIE CONNY VAN KASTEEL – AMSTERDAM
  • UN VOLUME D’ARTE – SPAZIO VITALE – AVERSA
  • ANALIZZIAMO GRUPPO C.O.N.V.I.D. – NOALE – VERONA
  • CINETIQUE II – BRATISLAVA
  • TRIPERSONALE – MULTIVERSO GEOMETRIA ENERGIZZANTE -SPAZIO VITALE – AVERSA
  • AREALITEES NOUVELLES – SPAZIO VITALE – AVERSA
  • ANALISI PERCETTIVA GRUPPO C.O.N.V.I.D. – SALA PESCHERIA – PADOVA
  • CINETIQUE II – PRAGA
  • DOMNA – QUARTIERE MILITARE BORBONICO CASAGIOVE

2021

  • STATI D’ARTE – MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA – DALLAS TEXAS
  • ORIGIN IN GEOMETRY – BIENNIAL 2021 – NOTO SICILIA

2020

  • GALLERIA PALAZZO NICOLACCI – NOTO SICILIA
  • CINÉTIQUE II – HÀROM HÈT GALÈRIA – BUDAPEST
  • CINÉTIQUE II – MUSEO LAPIDARIUM – CROAZIA

2019

  • CINÉTIQUE II – GALERIE RENATE KAMMER – HAMBURGO GERMANIA
  • CINÉTIQUE II ESPACE FANAL – BASILEA SVIZZERA
  • CINÉTIQUE II – GALERIE ABSTRACT PROJECT – PARIGI FRANCIA
  • ARTE GENOVA – GENOVA ITALIA

 

2018

  • FREEZONE – AM STUDIO – ART GALLERY -NAPOLI ITALIA

2017

  • ASTRATTISTI GEOMETRICI A CONFRONTO – ISTITUTO DI STUDI SULL’ASTRATTISMO E L’ANICONISMO – SALERNO ITALIA

2016

  • NAPOLI EXPÒ ART POLIS PALAZZO DELLE ARTI – NAPOLI ITALIA
  • ART PERFORMING FESTIVAL CASTEL DELL’OVO – NAPOLI ITALIA

2015

  • ARTE PADOVA – PADOVA ITALIA
  • NAPOLI EXPÒ ART POLIS PALAZZO DELLE ARTI – NAPOLI ITALIA
  • ART PERFORMING FESTIVAL CASTEL DELL’OVO – NAPOLI ITALIA
  • ARTE PADOVA – PADOVA ITALIA
  • NAPOLI EXPÒ ART POLIS PALAZZO DELLE ARTI – NAPOLI ITALIA

Opere

Testi Critici

Forma che si fa struttura

Saverio Cecere

Luisa Russo è una giovane artista che, fin dagli albori della sua ricerca, si è interessata prima al graphic design e successivamente alle dinamiche costruttiviste, nel tentativo di esplorare nuove possibilità creative, sia negli aspetti formali che in quelli tecnici, operativi, speculativi, di materiale e di contenuto, in cui il legame tra “arte e tecnologia”, o “arte e scienza”, è sempre un rapporto difficile da decifrare.
Circa la “legittimità” di nuovi strumenti e tecnologie nel campo dell’arte e della creatività, quest’artista riaccende il dibattito con una sua sorprendente identità: osservare, analizzare, costruire un’ipotesi. In altre parole, sa come creare collegamenti, tra “idea e costruzione dell’idea” in relazione a materiali, tecnologie e informazioni disponibili, dove “la geometria e l’umano” e “idea e poesia” si relazionano nella loro complementarità.
Partendo dal presupposto che nella realtà niente è definito o definibile, la sua ricerca rappresenta lo spirito razionalista che partendo da principi fondamentali, intuitivamente o sperimentalmente identificabili come gli assiomi della geometria, o i principi della meccanica e della fisica cerca attraverso un processo deduttivo di poter sviluppare nuovi problemi e cercare nuove soluzioni estetiche: dove niente è affidato alla casualità della improvvisazione. Persino l’irrazionalità è guidata dalla compattezza della
“forma”, per cui anche la materia che costituisce l’opera diviene stratificazione cosciente di stati d’animo diversi: così nelle opere di Luisa Russo convivono il miracolo della pacifica coesistenza delle “ragioni del cuore” con le “ragioni dell’intelligenza”, secondo l’inedita fede dell’autrice nella coerenza tra coscienza estetica e coscienza etica.
Nelle sue analogie e corrispondenze scientifiche, l’opera per lei si trova sulla soglia non solo del mondo fenomenico, ma anche di un’approccio di ricerca basata e spiegata attraverso le sue proprietà e i suoi elementi costitutivi.
Pur cercando di portare avanti una ricerca che non sia solo una sorta di gioco ottico-visivo, dove le dinamiche della costruzione dell’opera suscitano una razionale partecipazione emotiva dello spettatore, l’opera è “forma” che si fa “struttura” – “contenuto e contenitore”: il loro funzionamento conduce a un processo di trasformazione che non porta necessariamente al “diverso”, ma alle mutazioni dell’opera in relazione alla percezione di essa, anche oltre il suo spazio, lo spazio che occupa e lo spazio che rimane fuori dalla portata della percezione dello stesso spettatore.
Nell’opera, si manifesta:
La perfezione formale, la forma
Il pensiero ispiratore, il contenuto
La potenza, valore estetico
Il bello, aristotelicamente corrisponde al vero e regno delle idee.
Potremmo dire che la ricerca che porta avanti l’artista, è un flusso che va direttamente dall’opera all’osservatore, dove la carica emotiva dell’opera si proietta in chi la guarda e lo fa emozionare. Il valore espressivo, o struttura, invece va dall’osservatore all’opera:
“Io osservo un quadro e sono in grado di apprezzarlo: grazie al mio senso estetico e alle mie conoscenze lo decifro e riesco a capire ”cosa c’è dietro.” Visibile dell’invisibile. La forma è lo scheletro o struttura dell’opera, il contenuto è il cervello;
il valore espressivo o struttura è la bellezza del viso e del corpo, il valore estetico è il cuore.

LUISA RUSSO

Barbara Bortot

L’arte di Luisa Russo è comunicazione e alto intrattenimento. Ripercorrere il suo operato artistico, di grande impatto visivo, richiama numerosi affascinanti parallelismi con il mondo del cinema (come l’avventura futurista), della televisione, della pubblicità. Mi ha in particolare evocato dei fondali di Mario Ceroli, alcuni Caroselli e scenografie degli anni ’60 ’70, i sapienti controluce ad esempio degli short del regista pubblicitario Enrico Sannia, le grafiche della storica sigla RAI che dal 1954 al 1985 annunciava l’inizio e chiusura trasmissioni, il piccolo logo di Pura Lana Vergine disegnato dall’artista Franco Grignani e altri famosi marchi aziendali (Givency, Renault, …). Certamente le sperimentazioni di Luisa Russo risentono della sua formazione. I tecnicismi della grafica e del design, però, vengono caricati di una componente quasi magica, che libera la forma. L’artista napoletana realizza opere multiformi, la cui sostanza fondante è proprio il pensare di non avere limiti e la cifra stilistica i bianco e nero. In una prima fase sono più geometriche, caratterizzate da una divisione di zone di luce e ombre ottenuta principalmente attraverso l’ortogonalità. In seguito abbiamo soluzioni che apparentemente sembrano quelle di Castellani. Apparentemente. Luisa infatti destruttura completamente le regole acquisite; le vuole rompere con l’obiettivo di togliere
“peso visivo” per andare verso opere più fluttuanti. Il creare ritmiche estroflessioni come un gioco di ripetizioni e combinazioni di pieni e vuoti o come tormentato dominio sulla materia per far scorrere la luce con esiti espressivi moderni non le interessa. Ciò che l’intriga e avvince totalmente è “portare” i concetti di levità e di trasparenza. Da questa prospettiva vanno visti i lavori in cui prevale la ricerca della curva anzichè degli angoli, le lavorazioni smaterializzate di lastre in plexiglass e le più recenti estroflessioni, costituite da tre fogli sovrapposti, di toni man mano più chiari (una sorta di passaggi tonali per sottrazione). Nella libera riscrittura della spazialità quale il successivo percorso espressivo di Luisa Russo? Come in attesa della prossima puntata del programma preferito o di una serie che mi ha catturato, sono curiosa di vedere dove la sua sempre nuova e ardita vitalità la porterà, oltre a quali sviluppi artistici si spingerà.

MODULAZIONI GEOMETRICHE

Stefania Gaudiosi

L’opera di Luisa Russo si radica profondamente nelle esperienze vissute durante la sua formazione artistica e professionale nel campo della grafica. È fondata, infatti, su un rigoroso metodo operativo, sull’abilità nel governare la forma astratta e gli elementi linguistici che la compongono.
La procedura metodologica è, al contempo, un omaggio chiaro all’Op Art (Arte Ottica), un filone artistico di portata secolare che ha mirato alla formazione di un linguaggio del tutto innovativo, e una rilettura originale dei temi classici dell’arte astratta.
A essa ci si approssima per passaggi graduali, attraverso esercizi visivi che si pongono in continuità strettissima con l’opera dei grandi maestri che negli anni sessanta diedero inizio alla corrente che fece della pura visualità e della sua natura intrinsecamente complessa il nucleo di un’attività formante rivoluzionaria, ancora del tutto attuale.
Ed è una metodologia che lascia intuire la sua evoluzione virtuosa.
L’opera Modulazione cubica è emblematica, sia per la sua iconicità classica, che ben chiarisce lo scopo destabilizzante delle sperimentazioni volte alla creazione di illusioni ottiche, sia per come questa stessa iconicità sia stata abilmente reinterpretata.
L’opera Modulazioni auree, è il punto di approdo temporaneo di questa ricerca visiva che sperimenta le ulteriori possibilità scaturite dallo studio di quelle sperimentazioni. Lo schema della crescita esponenziale, fondata su un progressivo incremento dovuto all’applicazione della sezione aurea, è associato al sapiente decremento dell’intensità cromatica, tale da ricordare la struttura di alcuni organismi biologici presenti in natura, come la ali delle libellule, la disposizione dei semi di alcune piante e le conchiglie.
Ci sono tutti gli elementi per ricostruire una genealogia coerente alla sua opera e attribuire la giusta continuità critica alla sua scelta artistica: il lavoro paziente sulle infinite possibilità compositive nate dalle forme pure della geometria euclidea, le articolazioni nello spazio tridimensionale, il gioco di instabilità percettiva che crea il paradosso visivo, il tentativo di stimolare il coinvolgimento attivo e consapevole dello spettatore e l’ambiguità provocatoria dell’illusione sapientemente controllata.
L’Arte Optical (ma anche l’Arte Programmata e Cinetica che ha dato vita alla parte più estrema e complessa di quel genere di sperimentazione artistica) è infatti fondata sulla chiarezza intelligibile del progetto, contribuendo così, in maniera determinante, a diffonderne la cultura, fino a radicalizzare l’identità di arte e design.
Non è da sottovalutare, inoltre, l’influenza della Gestaltpsychologie, ovvero di quel settore della psicologia che si basa sui processi formativi. Il problema centrale non è solo l’organizzazione della forma ma anche lo studio e la comprensione di come la mente tenda ad attribuire una forma alla percezione, organizzandola secondo degli schemi fondati sull’esperienza e che, per questo, tendono a risultare illusori.
Le sperimentazioni di Luisa Russo raccolgono l’aspetto più astratto e rigoroso del lavoro sulla forma e si collocano emblematicamente in questo ambito della creazione artistica contemporanea.
Così come la musica è una lirica muta ricchissima di senso, allo stesso modo la sua opera è priva di qualunque valenza narrativa o funzionale o rappresentativa. È forma, nella purezza misteriosa che basta a se stessa.
Ognuna delle opere è una variante, un’articolazione, una modulazione, una possibilità espressiva fondata su una regola compositiva precisa, una matrice genetica chiara ed essenziale, accentuata spesso dal ritmo alterno del bianco e del nero.
Così, semplicemente, ma con estrema cura, come accade ai petali di un fiore disposti attorno alla corolla, alle falangi di una mano, alle venature delle foglie e agli strati minerali.
Perché da sempre l’arte è lo specchio di un ordine superiore che solo ci è dato, sensibilmente, sfiorare.