Tutti i Colori della luce ricavati nella bottega dell’arte – In mostra i lavori di Lisa Bartleson realizzati a Napoli

di Tiziana Tricarico pubblicato su Il Mattino

 

Gialli, turchesi, verdi. I colori le parlano. E le comunicano sensazioni forti, che riproduce. Lisa Bartleson lavora sulle emozioni, creando composizioni pittoriche che coniugano razionalità estrema ed inarrestabile spontaneità (“Le due parti di me, ognuna indissolubilmente legata all’altra”). L’artista californiana, esponente del movimento “Light and Space” – focalizzata sulla percezione di luce, volumi e proporzioni – è la protagonista della personale che s’inaugura giovedì alle 20 a Villa di Donato (p.zza S. Eframo Vecchio). La mostra, curata da Cynthia Penna, presenta il corpus delle opere ispirate e realizzate a Napoli durante la “residenza di Artista” organizzata da ART1307.
La ricerca di Bartleson, nata a Seattle ma trasferitasi da diversi anni a Los Angeles, è incentrata sulla luce e sul concetto di colore: le sue opere, in apparenza astratte, riflettono una profonda comprensione degli elementi base che si trovano in natura, frutto anche della sua lunga esperienza come biologa. E dall’appartamento di Posillipo, dove ha vissuto per oltre un mese, l’artista americana ha potuto ammirare  le infinite rifrazioni della luce sull’acqua e nel cielo partenopeo, nel loro incontro sulla linea dell’orizzonte. “Qui ho trovato grande energia – dice. La luce di Napoli contiene del mistero: è molto differente rispetto a quella della California, è più complessa e modulata, e cambia molto rapidamente.
I lavori di Bartleson hanno una genesi lunga e complessa. Il punto di partenza sono le fotografie con le quali l’artista cerca di fissare quel particolare momento che l’ha emozionata. Come un’alba sul golfo di Napoli o un tramonto nel mare di Procida. Quindi sui libri di appunti Bartleson realizza con matite colorate gli schizzi delle opere e con le dita stende i colori acrilici creando tutte le possibili modulazioni: “Quella dei colori è un’alchimia – spiega – mi piace il contatto fisico con la materia cromatica”.
Bartleson utilizza un supporto di legno leggero. Taglia in listelli da due centimetri di larghezza per un metro di lunghezza il Mylar (un materiale adoperato in Italia, un film trasparente, flessibile ed estremamente resistente) e lo dipinge aggiungendo una goccia di colore per ogni listello: quindi riduce queste strisce in piccolissimi quadratini con i quali, in una sorta di tecnica a mosaico, crea il quadro (“Quando comincio la composizione non posso fermarmi, altrimenti rischio di perdermi”). Il risultato è un irradiamento cromatico a volte inatteso, esaltato in alcuni casi dall’utilizzo della resine trasparente: “Il fatto di non sapere mai esattamente quale sarà il risultato fa parte del fascino del mio lavoro”. Le opere di Bartleson chiedono di essere guardate da diverse angolazioni per poter cogliere tutte le sfumature. Lavori – soprattutto quelli ricoperti di resina – che dialogano con la luce attraverso molteplici rifrazioni in un continuo gioco di rimandi tra interno ed esterno dell’opera.